Il Maestro Campi (visto da un ex collega)

Anno più, anno meno, eravamo intorno al 1948. Eugenio, da autentico maestro della fisarmonica, stava dimostrando di conoscere la tastiera meglio di Kramer. Nell’area di una pista circolare in terra battuta, un giovane alto, snello, elegante, dalle caratteristiche somatiche inconfondibili, stava esibendosi in una danza cui non mancava nulla per essere da manuale.
In un angolo, un folto gruppo di ragazze, accomunate in mal dissimulati reciproci sguardi cagneschi, lo divoravano con gli occhi, mentre le madri (naturalmente per conto delle figlie), se lo condivano di recondite speranze.
Da parte mia mi limitai a monologare: « Peccato che tu non sia nato nei paraggi di Hollywood. Se è diventato celebre Fred Astaire, a maggior ragione lo diventavi tu ».
Seppi che era Carletto di Fontanarossa. Qualche anno dopo me lo ritrovai collega. Al convegno che ci riuniva presso la direzione didattica di Torriglia lo rividi, raccolto in un angolo, permeato di modestia e, ad un tempo, ferrato di erudizione scolastica che rivelava con interventi lucidi, concisi e sempre a tempo debito.
Questa volta seppi da Erminia che l’ex famoso ballerino era il maestro Campi Luigi e non Carletto.
Era mutato, ma solo quel tanto che basta per tradurre un gran danzatore in un austero e ben più grande maestro, talché, a giudicarlo a colpo d’occhio, nel suo insieme e a sentirlo, lo avresti ritenuto un sottosegretario alla pubblica istruzione. Fin dai primi tempi ravvisai in lui una tale competenza professionale da mettere in imbarazzo non solo noi colleghi, ma gli stessi direttori che precedettero Merello. Io lo definii uno Standa di cognizioni scolastiche.
Conosce, infatti, dalla A alla zeta tutte le diavolerie inventate dalla burocrazia scolastica, in particolare quanto concerne lo stato giuridico ed economico degli insegnanti: dal Testo Unico del 1928 alla legge del 1974 sui Decreti Delegati.
Nella sua mente tutto è catalogato, spolverato e sottolineato: corsi, concorsi, ricorsi, titoli di merito, itinerari gerarchici per i pazienti e scorciatoie per chi ha fretta, indennità integrativa, aggiunta di famiglia, assegno perequativo e quello di sede, stipendio al lordo e al netto, tredicesima, trattamento di quiescenza, indennità di buonuscita, quella una tantum, retrodatazioni di carriera, trentanovisti, riscatti e altri innumerevoli congegni del mosaico scolastico che tralascio di citare per uno speciale riguardo verso i lettori.
Tempi fa, attraverso un pezzo grosso, riuscii ad ottenere insperabili arretrati. Quando, con un certo orgoglio, lo comunicai a Campi, rimasi di stucco: quella spettanza, di cui pur egli aveva diritto, se l’era già spesa tre anni prima senza scomodare alcun onorevole!
Conversando con lui c’è sempre da apprendere qualche nozione utile che ti espone in un modo con cui sembra voler dire: « Sono mortificato di doverti dimostrare che la so più lunga di te ».
Che si può dire di più nei suoi riguardi? Dirò che le ragazze citate all’inizio finirono per trovarsi nei panni di quella famosa volpe che, non potendo ghermire i maturissimi grappoli di una vigna, si rassegnò definendoli acerbi. Capita di tutto in questo mondo.

Magister

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