Chiesa di Santo Stefano, appaltato il restauro

Santo Stefano

Dopo oltre vent’anni di appelli a vuoto, di colpevole incuria da parte di tutte le istituzioni, di proteste dei cittadini e di tutti gli amanti delle vestigia di archeologia rurale in Val Trebbia, partirà finalmente a luglio il restauro della chiesetta di Santo Stefano a Fontanarossa, nel comune di Gorreto. Dieci mesi di “martellamento” da parte del sindaco di Gorreto Sergio Capelli, coadiuvato dal presidente del Parco Antola Roberto Costa hanno fatto il “miracolo”: la Sopraintendenza ai Beni architettonici e paesaggistici della Liguria ha appaltato il primo lotto di lavori a una ditta italiana leader nel settore, la Cooperativa Archeolgica, e il cantiere dovrebbe essere aperto entro luglio.
Lo annuncia lo stesso sindaco Capelli, che fornisce anche qualche dettaglio in più: “Il primo lotto dei lavori -spiega – pari a circa 120.000 euro, consiste nella demolizione del tetto in tegole della chiesa, il consolidamento della struttura e la copertura con pietre, le antiche ‘ciappe’, per rispettare rigorosamente la struttura originale”. Un buon punto di partenza, per una chiesetta antica quasi quanto il piccolo borgo, che ormai da decenni era sottoposta alle ingiurie del tempo e rischiava di restare un rudere dimenticato. “Poi ci sarà il completamento dei lavori – prosegue il sindaco – per il quale saranno necessari altri 150.000 euro, che cercheremo di reperire dalle istituzioni e dalle offerte di cittadini o enti benefici: si dovrà fare la pulizia interna ed esterna della struttura, delle superfici colorate, la sistemazione delle lapidi del piccolo cimitero, la ricerca di eventuali affreschi e l’illuminazione”.
La storia di abbandono della chiesetta di Santo Stefano era stata evidenziata meno di un mese fa dal Secolo XIX, che aveva dato spazio alle proteste di un abitante del borgo, Marco Gallione, evidenziando lo stato di incuria di questa preziosa perla del passato che per anni e anni era stata lasciata decadere ad onta del suo valore.

Mara Queirolo

(Articolo tratto da Il Secolo XIX del 02/07/2010)

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